Arriva questo giorno per tutti, è una cosa certa…ma quando uno dei tuoi miti scompare, sembra realmente irreale. Queste persone hanno una aura di invincibilità e di immortalità che, quando capita, non ci vuoi credere…Mi capitò cosi solo nel 1991, con la morte del grande Freddy Mercury. Ora lui, Jon Lord. Mi ricordo era il 1980 o forse 1981, quando un mio amico mi regalò una cassetta con una raccolta di un gruppo che, per il mio scarso inglese di allora, aveva un nome strano : Deep Purple. La cassetta era Fireworks, una raccolta…me ne innamorai, prima di tutto grazie a Ian Paice, ma poco dopo capii lui, quello che teneva tutto unito e che faceva il suono dei Deep. E i suoi soli, sempre misurati, ma esplosivi, jazzy eppure barocchi…Un vero musicista, di quelli con la M maiuscola….credo di averli visti in concerto almeno 8 o 9 volte, scappai di casa nel 1985 per andare a Parigi a vederli all’Operà….poi lo incontrai nel 1996 nel tour di Purpendicular, e mi resi conto che il cognome era esattamente lo specchio dell’anima di quel signore…..Ora se ne va, col suo hammond, la suà sobrietà, la sua calma, e ci lascia la sua musica …Ciao Jon, grazie da parte di tutti quelli che la musica, e non solo rock, l’hanno amata attraverso te…
Giusto per non farmi mancare nulla, sto rieditando il mio primo libro “ BALKAN DRUMMING “ con una nuova copertina, nuove foto, alcuni capitoli in più ed altro….. a presto con altre novità..ciaoooo
Davide Ragazzoni
Per Mauro, batterista, collezionista, insegnante e amico presento il suo metodo
Quando ho iniziato a (si fa per dire)suonare la batteria avevo 10 anni era il 1968 o giù di lì il mio rullante era costruito con una scatola di biscotti Doria “della nonna”, nel piccolo doppio fondo avevo inserito delle viti e sopra un tamburello da spiaggia con la membrana naturale, pelle vera, suono vintage. L’hi-hat, o per dirla alla triestina, gli sciafetti, era una confezione gialla di ferri da calza di mia mamma, suono secco e preciso come i mini hi hat che si usano adesso. I tom erano i classici per l’epoca fustini del Dixan o Dash non ricordo, la cassa un bel cartone quadrato suonato con un pedale fatto con due tavole di compensato unite con una cerniera, il battente era un cacciavite conficcato a rovescio , precursore dei moderni battenti in legno.
Cos’ha a che fare tutto questa premessa con il metodo di Mauro?
Prima di tutto è un collezionista incredibile, scova dei tesori nascosti nelle cantine con una passione contagiosa (mi rivendi il mio Axis?) e questi pezzi di annata gli mancano , poi la differenza tra quel mondo e quello di adesso è talmente grande che si stenta a crederlo in un’ottica temporale di così pochi anni. C’era un libro solo per imparare e un solo negozio che vendeva la bacchette ed erano pure storte!
Ora ci sono mille metodi, mille dvd e batterie meravigliose e scuole in ogni angolo del paese, un appassionato trova di tutto e di più e se uno vuole veramente imparare e suonare il nostro meraviglioso strumento, non ha che l’imbarazzo della scelta rischiando però la confusione totale se non ben indirizzato da un bravo insegnante e il nostro Mauro ha molto da dire a questo proposito.
Il libro “ Balkan Drumming” ,con la sua bella copertina per così dire geografica che ricorda il peregrinare dei musicisti nelle notti e nelle nebbie, colma una lacuna evidente e stimola uno studio per così dire più Europeo ,andando a pescare delle suggestioni musicali vicine a noi e forse anche più fruibili culturalmente , sicuramente utili a definire lo studio della batteria in modo musicale.
La dovizia di particolari musicali e storiografici porta il lettore in un bel viaggio affascinante che arricchirà tecnicamente e culturalmente.
Non mi stancherò mai di dire che una visione ampia e ricca di imitazioni di vari generi e protagonisti , permette la creazione di musicisti interessanti da sentire e non inutili cloni di questo o quell’eroe contemporaneo.
Bravo Mauro e adesso vado studiarmi un bel 2-2-3 con i miei vecchi fustini.
Marco Volpe
“Un nuovo metodo di batteria??!” Quando l’amico, collega ( ed ex allievo ) Mauro Gatto mi ha comunicato di voler farmi vedere questo suo lavoro, senza specificarmi di cosa si trattasse, non nascondo di aver provato un brivido: ormai siamo invasi da metodi, il più delle volte assolutamente inutili o “ copie” di libri già fatti, oppure decisamente stravaganti, dai 100 modi per far girare le bacchette fra le mani, a come applicare la matematica alla batteria, e mi chiedevo perché Mauro, che, tra il suo fitto programma di insegnamento, la sua partecipazione a svariati progetti musicali e le sue attività di collezionista e di promotore culturale ( è uno dei batteristi più impegnati che conosca…) avesse voluto sacrificare del suo prezioso tempo in un progetto che mi sembrava di dubbia utilità.
Quanto mi sbagliavo!!!
Appena ricevuto il plico contenente il libro e, una volta cominciato a sfogliarlo, mi sono dovuto ricredere : innanzitutto l’argomento stesso era assolutamente inesplorato e particolarmente vicino, non solo dal punto di vista geografico, ma anche perché questi ritmi si stanno rapidamente diffondendo non solo nel nostro paese ma anche in tutta Europa, dopo che hanno fatto innamorare alcuni noti jazzisti, e non solo, statunitensi ( ad esempio il clarinettista Don Byron, o i “New Orleans Klezmer all stars” nei quali ha militato anche Stanton Moore, uno dei nuovi nomi più importanti del panorama batteristico internazionale).
Così il lavoro di Mauro si pone subito come punto di riferimento ( L’UNICO, per quel che ne so )
Per tutti gli studiosi di queste musiche e per tutti i batteristi che vogliano ampliare i proprio confini professionali, in un mondo che sta inarrestabilmente e velocemente procedendo verso la multietnicità.
La prova del “9” però ho voluto farla seduto dietro la batteria, devo dire che alcuni di questi ritmi nn sono cosi facili da suonare, ma una volta che te ne sei impadronito…Ehi! , sobo divertenti! E musicali ! Ho provato a mettere su alcuni brani, di vari stili che uso con i miei studenti e devo dire che suonarli con questi ritmi, dà un nuovo e spesso inaspettato sapore, aprendo le prospettive a nuove commistioni ritmiche e musicali e diventando cosi punto di riferimento utilissimo anche per chi non sia specificatamente dedito a suonare in gruppi di musica balcanica ( accompagnare “ Billie Jean “ con tre cicli in 7/8 vi può davvero dare una nuova prospettiva su come fare 4 battute in 4/4!!)
Bravo Mauro, un lavoro che davvero merita un posto importante nella biblioteca di tutti i batteristi e studiosi dello strumento.
Cristian Colusso
Sicuramente un libro diverso dal resto del materiale didattico in circolazione, contenente ritmiche di cui in Italia, e non solo, si ignora l’esistenza.
Oltre a permettere allo studente di arricchire il proprio bagaglio culturale, è un ottimo mezzo per avvicinarsi al mondo “dispari” in maniera musicale e naturale in quanto, i ritmi trascritti, arrivano dalla cultura dei popoli e non da calcoli matematici.
Trovo “Suonando con i balcani” tradizionale e allo stesso tempo estremamente moderno.
Come lo stesso Mauro dimostra, con un po’ di fantasia, possono nascere moltissime interpretazioni da sfruttare in contesti odierni e multistilistici.
Finalmente un po’ d’aria fresca in mezzo a centinaia di libri di nuovo propongono ben poco.